martedì 22 agosto 2017

LA PAPESSA - Racconto breve

La Papessa



Oggi ho ricevuto una lettera. Una lettera d’amore. Ho pianto nel leggerla. È la più bella lettera d’amore che io abbia mai letto.
Mi ha scritto una donna. La tua donna.
Ti stupisci? Ti spaventi? Dovresti solo commuoverti.
Ti farò un regalo: te la leggerò, perché, in fondo, è una lettera d’amore per te. Ci sei tu in ogni riga, in ogni parola.
“Ti guardavo l’altra sera. Ti osservavo. Non sono state molte le occasioni in cui ci siamo incontrate. Non avevo mai avuto modo di studiarti così da vicino. L’avrai capito: sei una donna estremamente intelligente. Quell’incontro  l’ho voluto organizzare io. Vi volevo vedere insieme, volevo vedere fin dove si era spinta la vostra storia. Mi sono rasserenata, in un certo senso. Ho visto come vi guardavate, ma non ho visto lo sguardo che cercavo. Quello sguardo lo conosco, l’ho vissuto, l’ho rimosso. Certe volte non lo ricordo nemmeno più. Nei tuoi occhi quello sguardo non c’era ancora. Ho respirato. Non ti scrivo per rimproverarti né per offenderti. In un certo senso ti ammiro perché gli interessi. Non sono molte le donne di cui ho paura. Forse non ho paura di nessun’altra donna. Tu sei un’altra cosa. Un’altra storia. Sei bella. Non nel senso più classico del termine, ma sei bella di una bellezza strana, indefinibile, misteriosa. Sei bella nei tuoi sorrisi, nei tuoi sguardi, nei tuoi movimenti. Ti guardavo le mani quella sera. Te ne sei accorta. Se n’è accorto. 
Con delicatezza le hai intrecciate l’una all’altra e ci hai appoggiato sopra il mento, sorridendo. Hai delle belle mani, armoniose, con dita sottili. 
Io ho sempre odiato le mie.  Non avrò mai le dita belle come le tue, non sarò mai come te: austera, impeccabile, altera.
Se fossi un uomo sarei attratto da te, ne sono convinta. Ma sono una donna e l’uomo di cui parliamo è il mio uomo.
Non fraintendermi. Mio non significa che l’uomo di cui parliamo è di mia proprietà. Gli esseri umani appartengono solo a se stessi, ma a me piace consideralo mio.
Il mio compagno, il mio amore, il mio confidente, il padre dei miei figli. Vedi quante volte dico mio? 
Il mio uomo ti vuole e tu vuoi lui. Una donna queste cose le capisce e resta a guardare l’evolversi degli eventi. Non ci sono parole, gesti, o lacrime adatte all’occasione. Sto qui, in attesa, in attesa degli eventi. 
“Forse non sei in attesa”.  
Questo, penserai, dopo aver letto la mia  lettera.
L’attesa presuppone un non agire e io ho agito. Ma lo faccio per aiutarti, per aiutare lui.
Qualcuno mi ha convinta a farmi leggere i tarocchi. Stai sorridendo vero? Ho sorriso anche io quando mi sono seduta di fronte alla cartomante. Ma indovina un po’? 
La prima carta che ha scoperto è stata la Papessa. 
Io non immaginavo neppure cosa significasse. L’ho scoperto lì, in quel momento, e in quel momento ho deciso di scriverti. La Papessa sei tu, ma sono anche io. 
Rappresenta la coscienza femminile, la donna, il santuario, la cavità della terra e del corpo che deve essere penetrata e fertilizzata dall’energia solare maschile. Rappresenta la porta da superare per arrivare alla Verità. 
Suggerisce la pazienza, invita a riflettere sulle cose, a procedere poco per volta, senza lasciare nulla al caso. È associata all’intuito ma, anche, alla deduzione e all’analisi del profondo, alla conoscenza di noi stessi e degli altri.
Vedi, può significare anche sentimenti tenuti nascosti, può indicare il dubbio fecondo, la notte primigenia, il potere oscuro della natura che una volta illuminato dà la conoscenza. Essa rappresenta le forze inconsce, la sostanza divina.
Credo che non ci sia altro da dire. Sei intelligente e avrai capito.
Te lo lascio per un attimo… giusto il tempo necessario per farlo arrivare alla Verità.

Dopo, però, fallo tornare da me.

2 commenti:

  1. Mi hai tenuta con il fiato sospeso fino alla fine, è stato emozionante... una montagna russa fatta in retromarcia! Non so se spiego l'effetto, ma sei riuscita a stapparmi un sorriso soddisfatto, nonostante all'inizio la tristezza avesse preso il sopravvento.
    Ho trovato per caso questo racconto, di certo leggerò altro di tuo.
    A rileggerci,

    -MammaLupa-

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